La Poltrona numero 30
 

di Vincenzo de Falco, da Ellery Queen

In scena

dal 15 al 25 Gennaio 2004

Teatro Il Primo - Napoli
 

 

 


 
La Poltrona Numero Trenta rappresenta il romanzo di esordio dei cugini Frederic Dannay e Manfred B. Lee, destinati a diventare famosi ed immortali con lo pseudonimo di Ellery Queen, coincidente - caso unico nella letteratura - con quello del protagonista dei loro romanzi gialli. Già nel loro primo lavoro (del 1929, dal titolo originale “The Roman Hat Mystery”, e cioè Il Mistero del Cappello a Cilindro) sono presenti gli elementi che caratterizzeranno i loro lavori successivi, e cioè l’investigazione condotta a due (come a due venivano scritti i romanzi), sul piano ufficiale dal serioso ispettore Richard Queen, classico esempio di burocrate poco brillante, e sul piano ufficioso dal fascinoso e scapestrato figlio Ellery, intellettuale ed appassionato scrittore di gialli, il cui compito è di analizzare gli indizi meticolosamente raccolti dal padre, per giungere (lui solo!) alla soluzione finale. Il gioco delle scatole cinesi, in Ellery Queen, si spinge quasi all’infinito: i due cugini Dannay e Lee si firmano Ellery Queen, il loro personaggio si chiama Ellery Queen e fa lo scrittore di gialli, che hanno per protagonista un investigatore chiamato Ellery Queen... Ecco quindi che alle scatole cinesi si è voluto rendere omaggio in questa trasposizione teatrale: in un vero spettacolo teatrale gli spettatori assistono ad un finto spettacolo teatrale, che ha per trama la stessa trama dello spettacolo teatrale (vero) che prenderà il posto dello spettacolo teatrale (finto) bruscamente interrotto... E lo stesso pubblico passerà, quasi inconsapevolmente, dal ruolo di spettatore a quello di protagonista, costretto a prestare attenzione a ciò che accade davanti ai suoi occhi e dietro le sue spalle, senza trascurare quel che avviene di lato. Teatro nel teatro nel teatro, quindi. Un gioco - e come tutti i giochi anche con un “premio” finale - per rendere omaggio ad uno dei più grandi scrittori del genere Mystery, amato dalla televisione ma un po’ troppo ignorato da quel teatro che aveva scelto quale protagonista della sua opera prima. E a proposito di misteri: il “cappello a cilindro” del titolo originale, che fine ha fatto? Mistero!
   
 

RECENSIONI

Martedì 20 Gennaio 2004

Appuntamento col delitto: l’assassino è seduto in platea

Franco de Ciuceis

Appuntamento con il delitto. E non solo sul palcoscenico ma anche tra gli spettatori, al Primo, dove Vincenzo De Falco e Peppe Celentano presentano «La poltrona n. 30», liberamente tratto da un romanzo di Ellery Queen. Il pubblico, infatti, è direttamente coinvolto nella misteriosa vicenda di un assassinio che avviene nel corso della spettacolo. La recita si interrompe, un poliziotto intima: «Nessuno lasci la sala». Tutti possiamo contribuire alle indagini, anzi possiamo guardare con sospetto a chi è al nostro fianco.
In un gioco di scatole cinesi, siamo trasportati in un teatro di New York, negli anni ’50. Qui un uomo lascia nel buio la sua poltrona e viene trovato poco discosto, avvelenato. Interviene Ellery Queen (Celentano) sornione indagatore che affianca con acume il padre, ispettore di burocratica meticolosità (Enzo Pierro) e lo svagato agente Flint (Gennaro Monti). La vittima è Monty, un losco affarista. Molti sono gli indizi: il veleno adoperato, derivato dal petrolio; un’elegante borsetta, appartenente a Liz (Roberta Misticone), ereditiera di una famiglia di petrolieri; un biglietto d’invito a teatro, che tira in ballo il capocomico (Tony Ranelli), l’attore giovane Steve (Bernardo Angelino) fidanzato di Liz, e finanche la pimpante «mascherina» di sala (Nunzia Schiano di Zenise). Tasselli importanti del puzzle sono la spregiudicata Angela (Gabriella Cerino) amante del morto, e il ricattato ex socio di lui (Giuseppe Cantore). Tutti hanno un possibile movente: gelosia, denaro, vendetta.
Insomma, chi ha ucciso Monty? La regia di De Falco mantiene alta la tensione. Gli spettatori sono chiamati a esprimere le loro deduzioni e infine Ellery Queen scioglie tutti i nodi, o quasi. L’assassino è individuato ma, ultimo guizzo registico, il vero movente resta misterioso, a fare ancora arrovellare il pubblico dopo la conclusione della pièce. Una ghiotta occasione per gli amanti della letteratura poliziesca.
 


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Vincenzo de Falco