APPLAUSO

Questo è il momento di pensare, ora che la mente non fugge più alla ricerca di fantasmi di ricordi, troppo giovani per essere compresi e troppo vecchi per essere dimenticati, lontani ma non invisibili, nascosti solo forse dalla spessa coltre di nebbia attraverso la quale lotta spinge pugna il debole raggio di forte Sole che illumina la vita là, in fondo.

Eppure, lo sento, i fantasmi sono qui con noi. E ridendo fanno sì che il pianto si soffochi, e trasformano in sorriso ebete lo struggente desiderio. Perché se fossimo appagati, non guarderemmo gli stupidi che ci sfuggono, anzi. Stupidi saremmo noi, e ci faremmo vedere. Invece, disperati, cerchiamo rifugio sotto le coperte della presunta serenità, ignari di noi stessi. E cadono fragorosamente le braccia, incapaci di raccogliere il peso della nostra onestà, che ci divertiamo a chiamare vita. Che vita non è, poiché la diciamo vita per noi, e non per gli altri, che ci divertiamo a considerare nemici, pur se li amiamo.

Lei ora mi guarda, con gli occhi increduli. E non vuole credere che io non le avrei mai fatto del male. Io l'avrei stretta dolcemente fra le braccia, l'avrei portata al mio seno di padre, e le avrei baciato (sfiorato forse) le labbra. Ma lei non è qui. Lei vive la vita morta, poiché ha creduto quello che i suoi fantasmi le hanno fatto credere. E voi, idioti, credete ai fantasmi di lei, ancor più meschini, dal momento che non avete neanche la forza di inventarvene di vostri.

Forse che il Sole non esiste, quando le nuvole lo ottenebrano? No, Lui esiste, e brilla, e il Suo raggio colpisce le menti degli onesti. Cieco non è chi non può, ma chi non sa vedere. Perché allora saremmo ciechi tutti, cioè morti.

Ma la morte vola via, raggiunge e prende chi la irride, trascinandolo con sé nel mondo dei vivi. I vostri occhi vorrebbero ferirmi, ma io sono Sole, e sono quindi io colui che può accecare voi, e non il contrario. Perché il morto non può dare la vita, mentre il vivo ben può dare la morte. A chi odia, e a chi ama.

Io non ho ucciso. Io ho dato la vita. E la vita l'avevo nelle mani. E quelle mani, ora, io non ho più, e questo vi spinge a credermi assassino. Ma anche ora, che il vento è calato e le ombre si sono allungate, il sibilare delle voci taglienti non riesce a far sanguinare le mie orecchie. E gli spilli che vorreste conficcarmi nel costato si spuntiscono, e tornano nelle vostre dita, e li assorbite, e li bevete, e ne diventate parte. Io vi guardo, e vi odio. Vi odio tutti. E amo la vita. Ora dall'alto sento ridere i miei fantasmi, ma non ridono di me. Ridono di quel signore in toga che continua a rivolgere domande, sicuro che dal fiume delle parole possa sgorgare quella che lui, e voi, chiamate "verità". Ma la verità è morta. Anzi, la verità è morte.

 

Clara aveva tredici anni, io nove, o forse quattordici, o forse trentadue, o forse ancora cinquantanove. Lei mi amava, io la amavo. E la amavo da fratello, da padre, da nonno. La amavo da vivo, da Sole, e lei era la mia Luna vita sorriso speranza di vita immortale. Io bevevo la sua vita a sorsate piene, e lei era inesauribile. E lei rideva, e i suoi denti erano vivi. Non come quelli dei fantasmi, che erano e sono i denti dei vecchi, neri, mortiferi. I denti di Clara erano la sua bocca, e i suoi occhi erano la sua mano, e i suoi capelli erano il mio destino.

E poi c'era il costume rosso. Perché se non fosse stato rosso, molto probabilmente io sarei morto molto prima, ed ora sarei a galleggiare nel mare della tranquillità, fantasma tra i fantasmi dei vivi. No, era rosso, e piccolo e grande allo stesso tempo. Costume rosso su bambina rosa.

Costume rosso da donna su donna bambina. Io amai quel costume prima di amare Clara. E lei me lo regalò.

Perché il Sole regala la vita alle sue creature? Chiede forse qualcosa in cambio? No, Lui le ama. E non chiede amore, regala per pegno d'amore e non vuol essere contraccambiato. Così il costume rosso di Clara, che i fantasmi mi trovarono fra le mani quando mi sorpresero nudo della mia pelle, era stato un regalo, pegno d'amore.

Io non ho mai avuto una donna, anche se qualche donna ha avuto me. La donna è per me il sogno di un uomo che sogna, e fare l'amore è il risveglio nella notte buia, quando la stanza amica tua ti avvolge e ti stordisce col suo silenzio, mentre la consapevolezza dei dormienti ignari fa vacillare il tuo pensiero. E le lenzuola si stringono intorno alle membra sudate, e tu lotti per capire se esisti, o se altro non sei che l'illusione di quell'uomo che stavi sognando. E ti aggrappi con le unghie alla lavagna della verità, ma è nera, e le unghie non fanno presa. E scivoli. Giù giù giù nel nero abisso della coscienza, e il sonno ti riprende, e tu non sai se vuoi farti prendere di nuovo, e lotti, ed urli in silenzio, finché alla fine capisci, e ti rendi conto di essere morto, finalmente morto. E questo i fantasmi chiamano "fare l'amore".

Amore. Tra me e Clara c'era Amore vivo e vivificante. E se Clara è morta è perché voi l'avete uccisa. Nel mio Amore, nel suo Amore, Clara avrebbe potuto vivere per sempre.

 

Eccola, adesso entra, e la fanno sedere. Hanno chiuso le porte. Hanno fatto uscire tutti fuori. Dentro siamo rimasti io, lei, ed i fantasmi. I fantasmi dei vivi la interrogano. E lei non risponde, rispondono i suoi fantasmi. E mi guardano. E piangono. E dicono "Si, è lui". E mentono, e mentendo uccidono. Uccidono ancora una volta lei. E lei non lo sa.

 

Se non ci fosse stato il Sole, non ci sarebbe stato il mare, e non ci sarebbe stato il suo costume rosso, e non ci sarebbe stato l'Amore. Avrebbero vinto i fantasmi sin dall'inizio, e noi saremmo morti prima di nascere. Invece nascemmo. Io non la vidi, ma i miei fantasmi l'avevano vista ed amata prima di me. Lei invece mi aveva già visto. E io mi trovai a guardare quel suo costume rosso nell'istante in cui (troppo grande o troppo piccolo) le si slacciò. E lei non se ne accorse. Non se ne accorse subito. I miei fantasmi fuggirono e mi lasciarono nudo davanti a lei nuda. E si accostarono a lei. E lei li sentì, e si accorse di ciò che era successo, e guardò davanti a sé, e le sue mani, tentando di nascondere, videro me, e divennero rosse. Ma i suoi denti sorrisero. E io caddi, colpito a vita da quel sorriso. Non la rivedrò più, pensai. Non l'ho mai vista, pensai. E invece dentro le mie mani la bocca feroce si era dissolta, e il ghigno del mio cervello (quello malato) era scomparso, e io non lo sapevo. E la morte era fuggita via, terrorizzata, e io non lo sapevo. E i sogni erano diventati risveglio, e l'incubo della notte era ormai già Sole, e io non lo sapevo. Lei si. Lei non doveva, non poteva saperlo, ma lo sapeva. E mentre andavo via, e lei giocava a palla con le sue amiche, che erano poi le sue figlie, perché bimbe bambine vicino a lei bimba donna, sorrideva. Ed era nuda, mentre io passavo e rispondevo al suo sorriso. Ed era nudo il Sole, nudo il mare, nudo il suo costume rosso. E attorno, vicini ma tanto lontani da non poter essere neanche distinti, i fantasmi dei vivi, con le loro turpi ombre miserie squallori piccolezze, passavano attraverso i nostri corpi, e non li sporcavano, anzi, se possibile, ne uscivano purificati. E lo sguardo mio non cercava, ma anche se avesse cercato, per quanto si fosse sforzato, non avrebbe trovato più la minima traccia dei miei fantasmi, né di quelli di Clara.

 

Vedo Clara morta. Ecco, la portano via. Fuori la caricheranno su di un furgone. Clara non sorride più. Clara non può più guardarmi. Se mi guarda, non mi vede, e la luce mia non colpisce più i suoi occhi. Eppure io sono ancora luce. Ma lei è buio, ora. La caricheranno su di un furgone, e le avvolgeranno attorno una coperta nera, poi un'altra, poi un'altra. E la porteranno al cimitero. Perché lei, da sola, non saprebbe come arrivarci. Così dovranno accompagnarcela. E chiuderanno il cancello con sette catenacci, perché avranno paura che Clara potrebbe provare il desiderio di fuggire. Ma non fuggirà. Perché Clara è morta.

 

La rividi quella stessa sera, ma lei non mi salutò. Forse perché non c'era il Sole, forse perché i fantasmi la sera volano bassi, e si divertono a toccarti. Quegli stessi maledetti viscidi fantasmi che vennero a uccidere Clara di notte, vennero come ladri a rubarle l'anima gli occhi i denti i capelli me la portarono via e lei era nuda ed io ero nudo, ed era notte. E nel cielo c'era la Luna, ed eravamo bagnati, e gli altri bimbi ridevano e nuotavano e non capivano cosa stesse accadendo. Solo videro che, all'improvviso, la Luna morì.

Io non le avrei fatto del male. L'avrei stretta dolcemente fra le mie braccia, l'avrei portata al mio seno di padre. Le avrei sfiorato le labbra. Avrei sfiorato (forse baciato) il suo piccolo seno di bimba. Ma non le avrei fatto del male. E lei lo sapeva. Perché lei era Amore ed io ero Amore. Lei era Luna ed io ero Sole. Ma i fantasmi non potevano capirlo. E uccisero la Luna, solo perché era bianca, e bella. E tentarono di uccidere il Sole. Ma non ci riuscirono.

Ho ancora tra le mani il suo costume rosso bagnato, e basta che lo agiti appena perché i miei fantasmi fuggano via spaventati. Non riuscirete, perché la Vita è la foglia dell'albero che non muore, e la morte non può uccidere la vita, perché la morte è piccola, meschina e debole, ed è di tutti. Ma la Vita è grande, ed è del Sole.

 

Tu morirai, Clara, perché sei già morta. Se oggi fossi ancora viva, tu non moriresti più. Come non morirò più io. Anche se di me è morto con te quello che in te era Vita, quello che in te era Amore. Tu morirai, perché i fantasmi ti hanno ucciso, e tu ti sei lasciata uccidere senza sforzo, perché i fantasmi sono dolci, e dolce è la morte, quando la Vita è salata. Non moriranno i tuoi occhi, e tutto ciò che di te è ancora e sarà per sempre vivo in me. Ma tu bere non potrai più questa tua vita mia ora che, fantasma tra i fantasmi dei vivi, giaci morta, ormai lontana, per sempre persa.

Un applauso, signori della Corte, un bell'applauso. Applaudite, senza mani, applaudite! Un altro morto si è aggiunto a voi, applaudite! E chiudete gli occhi, stanotte, nei vostri letti freddi, sotto le vostre coperte di marmo. Chiudete gli occhi che non avete, copriteli con le mani che non avete, calcatevi il cuscino sulla testa che non avete, altrimenti potrebbe colpirvi un po' della mia luce. E voi non lo volete, perché la luce è vita, e la vostra vita è Morte.

Addio, Clara.

(L'imputato si dichiara colpevole o innocente?)

(Applauso)

(Buio)


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