PRENDINE UN ALTRO!

©Vincenzo de Falco

Poi si scoprì che quella del suono che non si propaga nel vuoto era una bufala. O meglio, si sarebbe scoperto, se solo ce ne fosse stato il tempo. Meglio ancora, si sarebbe potuto disquisire a lungo sul concetto di "suono", e sul concetto stesso di "vuoto". Se solo fosse rimasto qualcuno con cui disquisirne.

Il primo a scoprire qualcosa fu Hugh Mellow, assistente al laboratorio di astrofisica di Palo Alto, che grazie alla borsa di studio conquistata con non pochi sacrifici si godeva un’altra notte di osservazione alla postazione numero uno dell’Hubble IX Telescope, con possibilità di puntamento asincrono.

In sostanza, poteva comandare quell’enorme tubo posto in orbita attorno a Giove e puntarlo dove gli pareva, e questo per altre ventinove notti.

Era giovane, Mellow, ma non inesperto. Perciò, quando iniziò ad osservare il fenomeno, credette di aver esagerato con il synthalcohol. Solo che il synthalcohol non aveva effetti sul sistema neurologico. Quindi, ciò che stava osservando doveva essere vero.

Naturalmente non fu il solo ad osservare il fenomeno. Altri telescopi, fra le decine di migliaia a terra e nello spazio, erano puntati su Golan IV, a 0.23 anni luce da Plutone.

E avevano visto Golan IV scomparire. Un pianetino piccolo, d’accordo, scoperto da soli 37 anni. Che alcuni degli scienziati si ostinavano a non considerare nemmeno pianeta, ma solo asteroide, e va bene. Ma perché era scomparso?

E quella strana nube rossastra che l’aveva circondato, prima della sua sparizione, come poteva essere spiegata? Materia interstellare? Filamento cosmico?

Le teorie si sprecarono, ma una sola cosa era certa: il mondo scientifico (e non solo quello) aveva assistito per la prima volta ad un fenomeno non solo mai visto prima, ma nemmeno teorizzato.

Poi ci fu la voce. Che non fu proprio una voce. Ma veniva da fuori. Da lassù, dallo spazio, insomma. E la sentirono tutti.

O meglio. Non la sentì nessuno, ma tutti la conoscevano. Nessuno strumento fu capace di registrarla, ma ogni uomo, donna o bambino di questa Terra seppe, nel medesimo istante, che qualcuno, nelle infinità siderali, aveva detto: "Che ne dici di quel cannolo?".

Poi il telescopio Hubble IX smise di trasmettere. Anzi, scomparve. Non prima di aver trasmesso un’ultima, drammatica immagine: quella specie di nuvola, o di corpo solido, rossastra, che si faceva sempre più vicina.

E poi ci fu il dialogo finale. Il dialogo che tutti noi ascoltammo, proprio mentre i Televirtuali di tutta la Terra trasmettevano la notizia che Giove era scomparso, e mentre le maree sollevavano onde gigantesche.

Quel dialogo grottesco, incomprensibile ma chiarissimo, che si accese nel medesimo istante in tutte le menti:

"Dai, prendine un altro!"

"No, non ce la faccio!"

"E su, guarda come sono appetitosi! Che ne dici di quello rosso? O forse quello azzurro?"

"E va bene, proprio per non darti un dispiacere! Prendo quello bianco verde e blu, va!"

Poi, naturalmente, anche la Terra venne inghiottita.


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